Amélie Nothomb, Mikhail Shishkin e l’Europa delle culture

In occasione del Salone di Torino, domenica 22 maggio abbiamo proclamato i vincitori della nona edizione del Premio Strega Europeo, un riconoscimento che gli scrittori italiani — a votare sono infatti gli autori che hanno vinto o che sono stati finalisti del nostro Premio Strega — intendono tributare ai colleghi stranieri che hanno vinto nei loro rispettivi paesi un importante premio letterario e i cui libri siano stati tradotti in Italia di recente.

Il Premio, pur essendo nato nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, non è circoscritto ai paesi “comunitari”, ma si propone di valorizzare la produzione letteraria del continente europeo, senza confini, ed è aperto quindi a tutte le culture, le lingue, le letterature europee. Più volte negli anni passati hanno partecipato (e hanno vinto) autori provenienti da paesi che non fanno parte dell’UE e a volte anche autori originari di altri continenti, ma che vivono in Europa, si esprimono in una lingua europea e sono entrati quindi nel dibattito culturale europeo. A sottolineare la rilevanza dello scambio e del dialogo tra le letterature, accanto all’autore, è previsto anche un riconoscimento per il traduttore del libro premiato.

Quest’anno, per la prima volta, il premio è stato attribuito ex aequo a due autori: la scrittrice belga Amélie Nothomb, con il romanzo Primo sangue (pubblicato in Italia dalla casa editrice romana Voland), e allo scrittore russo, ma residente a Zurigo, Mikhail Shishkin, con il romanzo Punto di fuga (edito da 21lettere di Modena).

È fortemente sentita in questo momento la necessità di affermare un’idea d’Europa, che superi le divisioni politiche e che metta a fattor comune le identità e le sensibilità di tutte le espressioni culturali del nostro continente, dall’Atlantico agli Urali. Le dichiarazioni dei due vincitori lo hanno ribadito. Più volte Shishkin ha detto di provare dolore e vergogna per le disumane scelte del regime di Putin, che offendono il popolo russo e le grandi tradizioni culturali di quel Paese. La Nothomb, proprio nel giorno in cui si è concluso il premio, ha scritto in un articolo apparso su L’Espresso che «solo la letteratura può unire i popoli d’Europa».

 

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