DL Cultura: bicchiere pieno al 75% ?

Qualche prima riflessione “a caldo” (non saprei come definirle altrimenti, anche in considerazione della temperatura di questi giorni) sul DL Cultura approvato questa mattina dal Consiglio dei Ministri e su cui ci ripromettiamo di tornare quando sarà reso noto il testo completo.

Il bicchiere che ci viene proposto per dissetarci non è del tutto pieno, ma è molto meglio di ciò cui ci avevano abituato i governi precedenti.

Di pieno c’è innanzi tutto un segnale, inedito dopo le politiche di disattenzione e di tagli degli anni passati. Il Governo Letta si occupa di cultura e mette in campo qualche misura concreta (un tentativo di rilancio del sistema museale e qualche elemento di flessibilità, come la riassegnazione al MiBAC degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti e dal merchandising; 14 milioni per alcuni progetti, tra cui quello degli Uffizi; un tirocinio di 12 mesi per 500 giovani laureati; qualche intervento nel campo della digitalizzazione;  la ripartenza del tax credit per il cinema e la sua estensione anche al settore musicale; un alleggerimento degli effetti della spending review su enti culturali e teatri stabili; l’avvio del risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche e una riforma della loro governance; maggiore trasparenza nei fondi e negli incarichi riguardanti il settore dello spettacolo). Questa inversione di tendenza ci induce a considerare essenzialmente la parte piena del bicchiere, e basterebbe per concedere un po’ di fiducia agli estensori del decreto.

Di notevole interesse, specie in prospettiva, è anche la semplificazione delle norme relative alle donazioni fino a 5.000 euro in favore della cultura.

Aggiungiamo alla parte piena del bicchiere anche alcuni provvedimenti che riguardano più vicino le questioni di cui solitamente si discute in questo sito: le pubblicazioni che documentano i risultati delle ricerche finanziate per almeno il 50 per cento con fondi pubblici dovranno essere accessibili online gratuitamente (ricordo che questa indicazione era presente nelle proposte formulate dal Forum del libro nel documento 5 punti per far crescere l’Italia che legge).

A cavallo tra la metà piena e la metà vuota del bicchiere metterei un’altra questione. Le anticipazioni di stampa riferiscono che nel caso di esecuzione, rappresentazione e lettura delle opere di pubblico dominio non dovrà più essere versato il piccolo diritto letterario: avevamo (associazione Forum e AIB) chiesto che ciò riguardasse tutte le lettura pubbliche effettuate a scopo di promozione culturale e ci auguriamo che sia possibile rendere più chiara ed efficace questa norma, modificandola ed estendendola a tutte le letture pubbliche effettuate nelle biblioteche e nelle scuole.

La parte vuota – che forse è meno della metà e sulla quale ci attendiamo che il Governo e il ministro Bray possano tornare quanto prima – riguarda sicuramente alcune questioni come quella dell’occupazione e, dal nostro punto di vista, qualche norma specifica per il mondo del libro, della lettura e delle biblioteche che ci sembra assolutamente non rinviabile e su cui invece il decreto non dice nulla. Non vorremmo ricominciare con le solite lamentazioni sulla Cenerentola della cultura, ma ci sembra di assistere ancora una volta all’identificazione degli interventi in cultura con il settore dei beni culturali e dello spettacolo, dimenticando che la cultura è fatta anche di competenze che si acquisiscono attraverso la lettura e il rapporto con le fonti, che consentono di creare nei cittadini le basi sui quali poi si potrà innestare una loro piena partecipazione alla vita culturale e la possibilità di una fruizione consapevole del patrimonio culturale.

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3 risposte a DL Cultura: bicchiere pieno al 75% ?

  1. Il decreto legge presenta un aspetto molto negativo e riguarda l’ennesima “operazione Stammati” per cosi dire sulle Fondazioni lirico sinfoniche: i deficit sorti in vari casi per cattiva gestione vengono “socializzati” a carico della fiscalita’ generale. Se penso alla malagestione della Fondazione Petruzzelli di Bari prima del commissariamento, mi vengono i brividi. Inoltre sul quasi insignificante intervento per favorire la occupazione giovanile con la digitalizzazione (che non significa sistenere le biblioteche) dico che la cultura non puo’ essere affrontata con la logica del “meglio che niente” . Waldemaro Morgese, presidente AIB Puglia.

  2. Gabriele Lunati scrive:

    Sarà il caldo o un po di ruggine nel cercare ma non riesco a trovare il testo del decreto che avrei letto volentieri.
    Trovo solo uno slide show abbastanza povero di notizie approfondite.
    Mi riservo perciò di commentare con maggiore attenzione in futuro.
    Intanto, per la sola parte che presumo attinente alle biblioteche noto una certa vaghezza.
    Leggo su una slide:
    Per facilitare l’accesso e la fruizione del patrimonio culturale da parte
    del pubblico, il MiBAC attuerà un programma straordinario di
    inventariazione e digitalizzazione
    Per questo, saranno selezionati 500 laureati under 35 ai quali sarà data
    la possibilità di accedere a un tirocinio di 12 mesi
    Il progetto pilota partirà nelle regioni Puglia, Campania, Calabria e
    Sicilia, con i primi 100 ragazzi

    Ci sono maggiori dettagli?
    Non dimentichiamo che basterebbe la parte di “inventariazione” (forse si intende la catalogazione?) per tenere impegnati centinaia di giovani, visto che la stragrande parte del patrimonio documentario delle statali non è ancora disponibile in formato elettronico.
    Sulla digitalizzazione poi siamo ancora una volta di fronte al problema del mantenimento successivo che, se non previsto, rischia, come spesso in passato, di rimanere progetto “monco”.
    Poi non capisco perchè le 4 regioni dovrebbero partire per prime; sono del Sud ma allora la Basilicata? e la Sardegna?
    Gabriele Lunati (Amm.delegato – Ifnet srl)

  3. Giorgio Lotto scrive:

    In fondo è passato abbastanza sotto silenzio anche tra gli addetti ai lavori questo DL cultura. Colpa , certamente, del periodo estivo, ma forse anche del fatto che gli interventi d’urgenza non possono pensare di risolvere la crisi del sistema cultura italiano che, come noto, è strutturale. Difficile entusiasmarsi, dunque. Il governo italiano aveva un dovere nei confronti del mondo rispetto a problemi di grande visibilità: Pompei, Uffizi, le grandi fondazioni liriche in particolare.
    Non era facile pensare, peraltro, che in un momento di così gravi difficoltà per la spesa pubblica si potesse aggiungere tanto di più.

    Per le biblioteche e il mondo dell’editoria non c’è davvero molto, soprattutto se pensiamo alle grida di allarme alzatisi nei mesi scorsi, per esempio sulle sorti di SBN.

    Ma non ritengo che si debba piangere le solite lacrime e lanciare accuse quando finalmente qualcuno fa qualcosa di positivo. E di positivo qualcosa c’è in questo decreto: non solo gli interventi d’urgenza ma anche, per esempio, il tentativo di facilitare la partecipazione dei privati alle sorti della cultura italiana.

    Proprio perché di difficoltà strutturali stiamo parlando, su questo bisogna discutere e lavorare di più. E la questione deve riguardare lo Stato ma anche gli enti locali, i grandi simboli della cultura italiana come anche la ferialità della cultura. Ecco, proprio qui volevo arrivare, perché non si può far festa la domenica se non si mangia tutti i giorni.

    Giorgio Lotto

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