Nessuno escluso

Si è concluso ieri a Napoli l’appuntamento convegnistico che l’Associazione Italiana Biblioteche ha voluto dedicare all’impegno per l’inclusione: “Niente su di noi, senza di noi. Biblioteche per l’inclusione” (21-22 novembre 2024). Solo una lettura superficiale del programma potrebbe far pensare a una focalizzazione soltanto sul tema – pur importantissimo e al quale bisognerebbe dedicare molta più attenzione e molte più energie – della disabilità, nelle sue diverse accezioni (motoria, sensoriale, cognitiva, psichica). Le esperienze presentate nel corso delle due giornate di lavoro e le riflessioni che ne sono scaturite hanno avuto una valenza molto più ampia, affrontando questioni legate anche all’immigrazione, agli anziani, alla popolazione carceraria, alla povertà educativa e assoluta, alle minoranze etniche o linguistiche, alle diverse forme di multiculturalità. Molto spazio è stato anche dedicato al ruolo delle tecnologie a supporto dell’accessibilità. Rispetto a queste e ad altre problematiche le biblioteche possono fare molto e favorire, attraverso i propri servizi, una maggiore coesione sociale, dando a tutti e a ciascuno pari opportunità per partecipare attivamente alla vita della comunità. Le iniziative meritorie, spesso nate da una spinta volontaria e non sempre sostenute adeguatamente dalle istituzioni, sono tantissime, ma quello che manca è forse un’azione di sistema e un raccordo generale che faccia uscire dallo spontaneismo queste esperienze, le consolidi, dando loro continuità, trasformandole da eccezioni in pratiche diffuse e “regolari”.

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Politiche industriali e culturali per la filiera del libro

Nei giorni scorsi i vertici delle associazioni rappresentative della filiera del libro (Innocenzo Cipolletta presidente dell’Associazione Italiana Editori, Andrea Palombi presidente della Associazione degli Editori Indipendenti, Paolo Ambrosini presidente dell’Associazione Librai Italiani Confcommercio, Antonio Terzi presidente del SIL Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai Confesercenti, Fabrizio Cattaneo vice presidente dell’Unione Editori e Librai Cattolici Italiani, Medardo Montaguti presidente della Federazione Nazionale Cartolai, Laura Ballestra presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche) hanno incontrato il Ministro della cultura Alessandro Giuli, chiedendo “un deciso cambio di rotta” nelle politiche pubbliche rivolte al comparto dell’editoria libraria. Negli ultimi anni, infatti, sono state cancellate alcune misure di sostegno alla domanda, che non andavano intese solo come aiuti a un settore industriale e commerciale, come come stimolo alle pratiche di lettura, le cui statistiche vedono l’Italia agli ultimi posti, con indici contrassegnati per di più da forti squilibri territoriali. Il Ministro si è detto disponibile a ripristinare il fondo per l’acquisto libri a favore delle biblioteche, che era stato istituito all’epoca della pandemia. Bisognerebbe anche rivedere i meccanismi previsti delle carte Cultura Giovani e del Merito, che avrebbero dovuto sostituire il bonus per i 18enni, che dal 2016 in poi aveva prodotto effetti significativi, mentre queste nuove formule hanno finora mancato l’obiettivo di raggiungere un’ampia platea di giovani.

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Leggere in biblioteca

Esce in questi giorni in libreria un mio volume pubblicato dall’Editrice Bibliografica, in cui raccolgo i risultati di alcune ricerche effettuate negli ultimi anni presso la Fondazione Bellonci e sostenute dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS): obiettivo di queste indagini era un’analisi di dettaglio su cosa si legge nelle biblioteche pubbliche italiane, quanti e quali libri vengono acquistati per incrementare le collezioni, quali sono i titoli maggiormente chiesti in prestito dai diversi segmenti di pubblico, in che modo si stanno diffondendo le pubblicazioni digitali (e-book, giornali online, audiolibri etc.) e che impatto stanno avendo sui comportamenti dei lettori. La gran mole e la robustezza dei dati utilizzati (gli acquisti effettuati dalla metà quasi delle nostre biblioteche di base, le scelte compiute da oltre un centinaio di gruppi di lettura, trenta milioni di operazioni di prestito registrate nei principali sistemi bibliotecari italiani, l’uso del digitale in ottomila biblioteche pubbliche e scolastiche) e l’arco temporale considerato, che va dal 2018 al 2023, ci consentono di dire che il panorama che ne scaturisce può essere considerato piuttosto rappresentativo, anche se ovviamente la varietà e la capillarità dei servizio bibliotecario sul territorio nazionale può presentare casi particolari differenti e in controtendenza. Anticipo qui, in sintesi, alcuni degli spunti che emergono da queste ricerche:

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