L’emergenza sanitaria e le condizioni di vita dei detenuti

Ho firmato un appello al Presidente della Repubblica Mattarella sull’emergenza Covid all’interno delle carceri italiane, proposto da Alberto di Martino (Ordinario di diritto penale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) e da Raffaele Ruggiero (Direttore del Département d’études italiennes presso l’Université d’Aix-Marseille). La lettera è stata firmata da Luciano Canfora, Donatella Di Cesare, Maria Chiara Carrozza, Marina Lalatta Costerbosa, Carlo Ginzburg, Adriano Prosperi, Pietro Costa, Guido Melis, Gianluigi Palombella, Luisa Prodi, Xavier Tabet, Emanuele Cutinelli-Rendina, Giancarlo Abbamonte, Lucio Russo, Giorgio Inglese, Marcello Flores d’Arcais, Gustavo Zagrebelsky.

Ecco il testo dell’appello 

Illustre Signor Presidente,
voglia perdonare se, in un periodo di crisi internazionale e tra gli sforzi molteplici da Lei prodigati per il mantenimento della pace sociale in Italia ed in Europa, nell’infuriare di un’emergenza sanitaria globale, ci permettiamo di sottoporre alla Sua attenzione un’ulteriore situazione di drammatico disagio, certo non sfuggita alle Sue cure istituzionali.
Si tratta della situazione delle carceri italiane, nelle quali a fine novembre 2020 ascendevano a circa duemila unità, tra detenuti e personale, i casi di covid-19 censiti ed ufficialmente riconosciuti.
Il problema non sono tuttavia i numeri in sé, bensì il loro effetto su una situazione incancrenita di sovraffollamento. Da decenni la popolazione carceraria italiana è in sovrannumero per l’eccessiva centralità attribuita dal nostro ordinamento alla privazione della libertà personale sia come pena sia come misura preventiva: e ciò, malgrado i lodevoli sforzi compiuti dalla magistratura nei mesi del contagio per evitare al massimo il ricorso alla restrizione in carcere. Costringere un detenuto alla coabitazione in un carcere sovraffollato nel corso di una pandemia è senz’altro illegale e disumano, senza mezzi termini: gli ordinari strumenti con i quali si consente di uscire dalle celle per un certo numero di ore al giorno, anche per le carenze di personale addetto al controllo, aggravate dalla situazione sanitaria, non possono che risultare compressi. Come compromesse sono inevitabilmente le attività rieducative, cosiddette trattamentali.
Per queste ragioni, Signor Presidente, i firmatari di questa lettera, studiosi di ogni orientamento, si rivolgono a Lei perché possa promuovere l’adozione di misure normative di ampio respiro, che peraltro sarebbero ormai doverose anche al di là dell’emergenza.
Pensiamo non soltanto a misure ordinarie comunque indispensabili, quali quelle
prudentemente e responsabilmente suggerite dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale, ma anche ad un impulso politico-culturale per il legislatore, e persino educativo-persuasivo per la collettività tutta, verso strumenti di svolta: dal ricorso ad un provvedimento generale di clemenza; al considerare nella misura della metà la capienza regolamentare degli istituti; alla sospensione degli ordini di carcerazione; fino al computare come un periodo doppio le pene scontate nel corso della crisi sanitaria dovuta al covid-19 (tutte misure adottabili con le opportune, ovvie esclusioni).
Auspichiamo comunque che dall’alto del Suo Ufficio Lei possa persuadere gli organi istituzionalmente preposti al compimento di tutti gli atti tesi a un rapido ridimensionamento della popolazione carceraria, con la sollecitudine imposta dall’attuale emergenza, e forse ancor più necessaria oggi che ci accingiamo faticosamente e prudentemente a uscire dalla fase di più acuta diffusione virale.
Siamo certi, Signor Presidente, dell’attenzione che Lei saprà dare alla nostra istanza e ci permettiamo di rivolgerle ogni augurio per continuare a condurre la Sua opera.

6 dicembre 2020

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