L’uso del tempo e i comportamenti umani

Una delle novità che durante il decennio passato hanno maggiormente inciso sui comportamenti umani è stata sicuramente la diffusione di Internet mobile. La possibilità di essere sempre connessi, di avere la rete in tasca sotto forma di smartphone, di respirare il wi-fi ovunque ha modificato radicalmente il nostro rapporto con la rete, che ha smesso di essere ‘una’ delle opzioni possibili, ma è diventata l’ambiente in cui si svolgeva tutta la nostra esistenza. In questo modo il nostro tempo si è riempito, anche quando eravamo in movimento, e si è andata sfumando la differenza fra abitazione, lavoro, spazi all’aperto, spostamenti… Ovunque potevamo fare di tutto, ovunque le stesse cose.

Se riflettiamo invece su cosa è successo durante il ‘distanziamento asociale’ imposto dalla pandemia, possiamo distinguere tra una fase iniziale, quella della prima ondata e del lockdown totale, durante la quale l’angoscia e la fame di informazioni ci hanno assorbito totalmente: stavamo ore e ore attaccati alla tv o al computer per cercare di capire cosa stava succedendo e non riuscivamo a concentrarci su nulla. Non a caso, durante la primavera scorsa si è letto molto di meno, anche se di tempo libero apparentemente  ce n’era in abbondanza.

Durante la seconda ondata le cose sono andate diversamente: abbiamo imparato a usare il tempo che si era liberato per la mancanza di spostamenti, abbiamo trasferito sulla lettura e sulla visione delle serie tv il tempo che non potevamo dedicare allo spettacolo dal vivo, alle cene con gli amici, ai viaggi. Nella seconda metà del 2020 si è letto molto di più e il pubblico delle piattaforme televisive e digitali è cresciuto enormemente, grazie a fenomeni come il ‘binge watching’ (la visione consecutiva di più episodi della stessa serie), l’esperienza videoludica dei giochi online, o come l’ascolto degli audiolibri, che per la prima volta sono riusciti a raggiungere anche in Italia una percentuale di utilizzatori a doppia cifra.

Da oggi gran parte dell’Italia è “zona rossa” e non è dato sapere come reagiremo a questa nuova esperienza di confinamento. Ci risiamo. Con l’angoscia nell’animo, con tanta stanchezza in più, col timore che le varianti rimettano in discussione i ritrovati della ricerca medica e il risultato dei sacrifici fatti e da fare, con la speranza che un piano vaccinale efficace ci aiuti ad uscire gradualmente da questa situazione, ma solo verso l’autunno prossimo. Quale sarà ora la percezione del tempo?

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