Il Presidente Mattarella incontra il Premio Strega

Oggi, in occasione dell’avvio della settantacinquesima edizione del Premio Strega, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato al Palazzo del Quirinale una rappresentanza del Comitato direttivo del Premio. L’incontro è stato molto emozionante: il Presidente si è mostrato molto interessato allo spirito con cui portiamo avanti il Premio, nato subito dopo la seconda guerra mondiale, quando esponenti del mondo dalla cultura, delle istituzioni e delle imprese vollero dar vita ad una iniziativa che contribuisse alla rinascita del Paese. «L’idea di una giuria vasta e democratica», scrisse la fondatrice Maria Bellonci, «nacque dalla nuova coscienza sorta nei tempi tanto incisivi della Resistenza durante i quali avevo imparato che gli uomini esistono gli uni per gli altri e che gli scrittori non fanno eccezione».

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L’uso del tempo e i comportamenti umani

Una delle novità che durante il decennio passato hanno maggiormente inciso sui comportamenti umani è stata sicuramente la diffusione di Internet mobile. La possibilità di essere sempre connessi, di avere la rete in tasca sotto forma di smartphone, di respirare il wi-fi ovunque ha modificato radicalmente il nostro rapporto con la rete, che ha smesso di essere ‘una’ delle opzioni possibili, ma è diventata l’ambiente in cui si svolgeva tutta la nostra esistenza. In questo modo il nostro tempo si è riempito, anche quando eravamo in movimento, e si è andata sfumando la differenza fra abitazione, lavoro, spazi all’aperto, spostamenti… Ovunque potevamo fare di tutto, ovunque le stesse cose.

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Con la T o senza la T

Ci sono tante cose importanti di cui occuparsi e compiti molto gravosi che attendono il Governo Draghi, che ha giurato stamattina. Tra queste può sembrare di secondaria importanza — ma mica tanto — la questione delle competenze sul turismo, emblematica della incapacità del nostro Paese di dare continuità all’indirizzo politico su una questione di enorme rilievo per l’economia italiana: basti pensare che nel 2019, prima che l’uragano della pandemia azzerasse quasi del tutto questo comparto, si erano registrati 131,4 milioni di arrivi, pari a 436,7 milioni di presenze, generando l’occupazione di circa 4,2 milioni di persone e il 13% del PIL. Il nostro Paese è talmente ricco di risorse naturali, paesaggistiche e culturali da richiamare spontaneamente un flusso di visitatori che andrebbe coltivato con cura molto maggiore. E invece…

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