23 aprile, giornata mondiale del libro. E da domani?

Si sta per concludere una lunga giornata, durante la quale tantissime iniziative hanno ricordato la giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Quest’anno le celebrazioni − tutte rigorosamente affidate alla rete e ad alcune trasmissioni radiofoniche − hanno assunto un significato particolare, per le circostanze molto difficili in cui ci troviamo e per le preoccupazioni che affliggono tutto il mondo dell’editoria, solo lievemente attenuate da una speranza di rinascita legata al fatto che le librerie sono tra le prime attività a ripartire: al di là della eventuale ricaduta economica, forse modesta per il perdurare delle restrizioni alla mobilità delle persone, la decisione del Governo ha ridato speranza ad un settore che era in crisi già prima dell’esplosione della pandemia.

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Il digital divide è ancora una realtà

Un’indagine Istat conferma quello che scrivevo su questo blog qualche giorno fa, parlando di giovani “disconnessi” e di diritto allo studio. Qualcuno resterà sorpreso leggendo i dati che quella indagine mette in evidenza: «Lavorare o seguire le lezioni scolastiche o universitarie in casa richiede un’adeguata attrezzatura, di cui la media delle famiglie non dispone. Il 33,8% delle famiglie, rileva l’Istat, non ha computer o tablet in casa, la quota scende al 14,3% però nelle famiglie con almeno un minore. Pur sempre una percentuale elevata. Inoltre solo per il 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet: per gli altri vale la gestione comune, con tutti i problemi e la sovrapposizione di impegni del caso in questo periodo. Nel Mezzogiorno la quota delle famiglie senza computer sale al 41,6%, un dato che potrebbe ancora di più scavare un solco nel grado di apprendimento scolastico tra le varie aree del Paese. C’è anche una forte differenza a vantaggio dei grandi centri, mentre nelle piccole città è più alta la quota di chi non ha un computer».

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Confinati in casa nell’epoca dei saperi mobili

Il volumetto sulla cultura orizzontale, scritto da Giorgio Zanchini e da me per Laterza, è arrivato il libreria il 20 febbraio, immediatamente prima che l’emergenza Coronavirus sconvolgesse le nostre abitudini di vita. In quelle pagine, provando a descrivere le pratiche culturali all’epoca della rete, dedicavamo ampio spazio agli effetti della connessione in mobilità, che non ammette confini e che ci segue ovunque, che entra nell’aria che respiriamo, che ci affranca da ogni vincolo e condizionamento spaziale, e che modifica anche la percezione dell’importanza dei tradizionali luoghi della cultura. Insomma, scrivevamo del “sapere mobile” come di una delle principali caratteristiche della nostra epoca e segnalavamo anche il rapporto dialettico con le tradizionali forme di trasmissione culturale, fondate sulla complessità, sulle competenze e sul rapporto di tipo verticale che si instaurava in passato tra chi produceva cultura e chi si accostava ad essa.

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