Salone di Torino: ha vinto la città, devono vincere i libri

Si è conclusa la trentesima edizione del Salone del libro di Torino, la prima dopo lo “strappo” dell’Associazione italiana editori (di fatto, dopo lo strappo dei grossi gruppi editoriali, Mondadori e GeMS), che ha abbandonato il Salone e ha cercato – ma senza successo – di costruire una manifestazione alternativa presso la Fiera di Milano (Tempo di libri, tenutasi in aprile). A Torino mancavano gli stand di questi grossi gruppi, ma c’erano tutti gli altri. Più che altro, c’era tanta gente e tanto entusiasmo. Qualche mese fa sembrava impossibile che il Salone potesse reggere all’attacco durissimo cui era stato sottoposto, ma – sotto la guida appassionata e intelligente di Massimo Bray e Nicola Lagioia, nominati ai vertici della rinnovata Fondazione torinese – è accaduto qualcosa di inimmaginabile: si è dato vita ad una squadra di prim’ordine, il contagio dell’entusiasmo si è esteso a librai e bibliotecari, tutta la città ha reagito e si è compattata in nome dell’orgoglio ferito. Tutti si sono sentiti coinvolti: taxisti e ristoratori non parlavano d’altro. Il capoluogo piemontese non voleva cedere il ruolo di capitale del libro.

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Questo non è un paese per laureati

Avevo denunciato già nel mio volume del 2014 Senza sapere la gravità del bassissimo numero di laureati nel nostro paese. Purtroppo, i dati diffusi ieri e relativi al 2016 lo confermano:  la nostra percentuale di laureati tra le persone tra i 30 e i 34 anni è tra le più basse d’Europa (26,2%). Solo la Romania fa peggio di noi (25,6%). Tra i nostri giovani la quota di persone con un titolo di istruzione superiore è comunque raddoppiata rispetto al 2002, quando la quota era del 13,1%. Al primo posto invece la Lituania, dove la percentuale è del 58,7%, seguita da Lussemburgo (54,6%), Cipro (53,4%), Irlanda (52,9%) e Svezia (51%). Per quanto riguarda la distinzione tra maschi e femmine, la maggioranza dei laureati è donna in tutte la nazioni dell’Unione europea, fatta eccezione per la Germania. L’Italia da questo punto di vista è in linea con tutti gli altri Stati: il 32,5% dei laureati è donna contro il 19,9% di uomini.

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I mille votanti del Premio Strega

Parte l’edizione 2017 del Premio Strega, la settantunesima della serie. Nel 1947, quando Maria Bellonci, Guido Alberti e gli altri intellettuali che si riunivano la domenica pomeriggio, gli “Amici della domenica”, per discutere di letteratura e dei valori culturali su cui far rinascere l’Italia che usciva da vent’anni di dittatura e da una guerra rovinosa, nacque un premio “che nessuno ha ancora immaginato”, come lo definì la Bellonci. L’elemento che caratterizza fin dai suoi inizi il Premio Strega è “una giuria vasta e democratica” – sono sempre parole di Maria Bellonci -, composta non solo da scrittrici e scrittori, critici letterari e professori, ma da un ampio numero di giornalisti, imprenditori, registi, attori e attrici, artisti e personalità della cultura, esponenti delle istituzioni e della vita pubblica.

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