Un anno fra i libri

Per chi ama i libri il 2017 sarà un anno importante, pieno di anniversari da celebrare. Sono passati duemila anni dalla morte di due grandi della latinità, il poeta Publio Ovidio Nasone e lo storico Tito Livio, entrambi scomparsi nel 17 d.C.; sono anche trecentocinquant’anni dalla nascita di Jonathan Swift (Dublino, 30 novembre 1667), trecento da quella di d’Alembert (Parigi, 16 novembre 1717), duecento dalla morte di madame de Staël (Parigi, 14 luglio 1817) e di Jane Austen (avvenuta solo quattro giorni dopo a Winchester, il 18 luglio), centocinquant’anni dalla nascita di Luigi Pirandello (venuto alla luce ad Agrigento il 28 giugno 1867) e di Sebastiano Satta (Nuoro, 21 maggio) e dalla morte di Charles Baudelaire (avvenuta il 31 agosto di quello stesso anno). È trascorso anche un secolo dalla nascita di Carlo Cassola (Roma, 17 marzo 1917), di Franco Fortini (Firenze, 10 settembre), di Fernanda Pivano (Genova, 18 luglio) e del Nobel per la letteratura Heinrich Böll (Colonia, 21 dicembre), e due secoli da quella di Francesco De Sanctis (Morra Irpina, ora Morra De Sanctis, 28 marzo 1817). Celebreremo Vitaliano Brancati, nato a Pachino centodieci anni fa (24 luglio 1907) e Alberto Moravia, nato a Roma nello stesso anno (28 novembre). Ricorderemo anche i trent’anni dalla tragica scomparsa di Primo Levi (Torino, 11 aprile 1987) e i cinquanta dalla morte di Don Milani (Firenze, 26 giugno 1967) e di Camillo Sbarbaro (Savona, 31 ottobre). Anche se è più noto come cantautore, vogliamo ricordare pure Woody Guthrie, deceduto a New York il 3 ottobre 1967.

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Dal self-publishing al self-writing

L’ultima trovata dell’editoria natalizia (mi riferisco ai libri pubblicati per entrare a far parte del cesto dei regali e predestinati a scalare le classifiche di vendita) sembra essere quella del self-writing. Non saprei come definire altrimenti i libri che il lettore deve scriversi da solo, ma – ovviamente – dopo averli acquistati e pagati. A questa strana categoria appartiene l’ultimo prodotto di quella straordinaria macchina di marketing che è Fabio Bonetti, in arte Fabio Volo. Libri, film, trasmissioni radiofoniche, comparsate sul piccolo schermo, e ora la fiction/non fiction televisiva Untraditional non sono altro che aspetti diversi di un brand: chi acquista uno di questi prodotti, in effetti, acquista Fabio Volo e non uno o l’altro dei prodotti che egli sforna (questa è una battuta involontaria, e non contiene alcun riferimento al fatto che Volo ci ricorda ad ogni pie’ sospinto di aver cominciato come panettiere): a confermarcelo è il modo stesso in cui i suoi libri vengono confezionati da Mondadori, con le copertine tutte uguali e con solo il nome dell’autore messo in evidenza, anche perché un titolo vale l’altro. Basta guardare e leggere qui e qui

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In biblioteca si può….

Dopo qualche mese di pausa, dovuta a questioni personali di varia natura (tra cui due traslochi, uno dell’abitazione o uno della sede del Dipartimento, che hanno avuto effetti devastanti), riprendo il mio dialogo.

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