Trapani e le sue biblioteche: guardare al futuro per salvare il passato

In queste settimane sto girando in varie città italiane per presentare il mio ultimo libro e venerdì 23 sono stato a Trapani presso la Libreria del Corso, un luogo in cui si respira la passione per i libri e per la lettura e di cui ha scritto anche Giuseppe Culicchia sulla Stampa. Trovandomi in città, sono andato a visitare la Fardelliana, la storica biblioteca che è anche l’unico spazio pubblico per la cultura a disposizione dei trapanesi, che il 31 maggio rischia di chiudere per sempre i suoi battenti: infatti, dopo l’abolizione della Provincia, che è tra gli enti che sostengono l’Ente morale che gestisce la struttura, mancano all’appello 250.000 euro, senza i quali non è possibile garantire la sopravvivenza e il funzionamento di questa antica istituzione culturale. Mi ha fatto una certa impressione l’idea che potrei essere stato uno degli ultimi a varcarne la soglia. Da tempo i problemi della Fardelliana sono stati portati all’attenzione del mondo bibliotecario nazionale e della società civile: alcuni mesi fa l’AIB ha preso posizione per scongiurare la chiusura della biblioteca, ma evidenziando al tempo stesso i limiti dell’attuale assetto e funzionalità della struttura; le associazioni e i gruppi che stanno organizzando la protesta in città hanno allestito anche una pagina Facebook per far circolazione le informazioni e per aggregare chi è disposto a mobilitarsi.

La battaglia per salvare la Fardelliana è sacrosanta e voglio credere che nei pochi giorni che mancano alla scadenza del 31 maggio si riesca a trovare una soluzione. Ma devo anche dire che il luogo che ho visitato è un luogo triste e senza smalto, dove un ingente patrimonio storico e un numero non irrilevante di addetti sono ampiamente sottoutilizzati e i cui frequentatori sono quasi esclusivamente giovani che vanno a studiare sui propri libri (anzi, sulle proprie fotocopie). Anche questo è un servizio da garantire, ma non deve stupire che una struttura del genere faccia fatica a giustificare la propria esistenza e che, pur essendo trascorsi alcuni mesi da quando il problema è stato evidenziato, non si siano ancora trovati amministratori pubblici motivati a reperire le risorse necessarie per mantenerla in vita: una bandiera sdrucita e sbiadita può essere gloriosa ma non invita a combattere. Per questo, non ci si può limitare a battersi per evitare la chiusura della biblioteca: rischieremmo di allungarne l’agonia. Se Trapani non vuole perdere il suo passato deve essere capace di guardare anche al suo futuro. La Fardelliana va rivitalizzata nelle sue funzioni istituzionali di studio e di ricerca, se vuole ridiventare un luogo attivo della memoria e dell’identità locale. Ma ad essa andrebbe anche affiancata una moderna biblioteca pubblica, che non può mancare in una città di 70.000 abitanti che pure sta mostrando segni di rinascita e dove l’unico servizio bibliotecario pubblico è garantito dal Seminario diocesano, che per supplire alla carenza dei servizi comunali ha perfino allestito una sezione per bambini. A Trapani serve uno spazio pubblico della contemporaneità e un servizio di accesso alla conoscenza in tutte le sue forme, capace di rivolgersi con un’offerta stimolante all’intera comunità cittadina, un luogo in cui poter coltivare il piacere di leggere e di imparare, di ascoltare e di osservare, di esprimere la creatività, di confrontarsi e di discutere, per crescere insieme.

Se si affermerà un modo di fare cultura attraverso la condivisione, i cittadini potranno anche riconoscersi in un bene culturale che a quel punto diventerà davvero patrimonio comune. Così potrà rinascere anche un amore autentico per la Fardelliana, che altrimenti rischia di essere solo un esercizio retorico, poco convinto e poco convincente.

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