Buona salute (con qualche preoccupazione) per il mondo editoriale

Si apre oggi al Centro congressi dell’EUR di Roma nella “nuvola” disegnata da Massimiliano Fuksas la ventesima edizione della fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi, organizzata dall’Associazione Italiana Editori. A questo appuntamento, più ricco dei precedenti e che torna dopo un anno di stop dovuto alla pandemia, il comparto librario si presenta in buona salute.

Le perdite che si erano temute nei mesi del primo lockdown non ci sono state; già nel 2020 il mercato italiano aveva inaspettatamente fatto registrare il segno + su alcuni indicatori (incremento del 3,31% a valore e leggero decremento delle copie vendute rispetto al 2019, nell’ordine dello 0,39%). Per la fine di quest’anno si stima una crescita del 22% rispetto al 2020 e del 15% rispetto al 2019. Particolarmente positivi sono i dati relativi alle case editrici indipendenti, al di fuori dei grandi gruppi: la media e piccola editoria in Italia è cresciuta nel 2021 più della media del mercato (più 25% contro più 22%) e oggi ha una quota di venduto del 45% nei canali trade (librerie e grande distribuzione), in aumento di un punto percentuale rispetto al 2020 e due sul 2019. Tutti questi risultati sono il frutto della capacità di reazione che il mondo del libro ha manifestato e degli interventi a sostegno della domanda varati dai governi, che hanno stanziato cifre significative a favore delle biblioteche per l’acquisto di volumi nelle librerie del territorio. Considerando anche altre misure, come il tax credit o l’App18, l’editoria ha complessivamente beneficiato negli ultimi due anni di aiuti per 120 milioni di euro, cosa mai vista in passato. 

Ma tutto ciò non deve far dimenticare le criticità che permangono: tassi di lettura ancora molto più bassi rispetto al resto dell’Europa e una preoccupante trasformazione in atto nei canali di vendita. La situazione sta mutando radicalmente, con un significativo spostamento del volume d’affari dalle librerie ‘fisiche’ verso il commercio elettronico, di cui Amazon detiene una quota superiore all’80%. Le librerie, che prima della pandemia avevano una quota del 64% del mercato, sono ora al 51%, con difficoltà che accomunano le grandi catene e i piccoli punti vendita a conduzione familiare. Esigua la quota di mercato della grande distribuzione (5%), mentre è impetuosa la crescita dell’e-commerce (ora al 43,5%). Come si sa, Amazon non lotta ad armi pari e gode di privilegi fiscali che non si riesce a contrastare.

Anche per questo motivo, è lecito pensare che un riequilibrio sia in gran parte legato all’efficacia delle politiche di promozione, tendenti ad un allargamento della platea dei lettori e a una capillare azione sui territori, che veda la collaborazione di librerie, biblioteche e realtà dell’associazionismo.

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