Lettura/Scrittura: a proposito del nuovo libro di Francesco Piccolo

L’ultimo libro di Francesco Piccolo (Il desiderio di essere come tutti, appena pubblicato da Einaudi e presentato questa sera a “Che tempo che fa”) è scritto molto bene. Vicende pubbliche – la storia del nostro paese e in particolare della sinistra italiana, ma anche i mondiali di calcio del 1974 e le partite di basket della Juve Caserta, il colera a Napoli e il terremoto in Irpinia del 1980 – e vicende private – affetti e conflitti familiari, condivisione di interessi e esperienze con i coetanei, rapporti d’amore e d’amicizia – si intrecciano in modo naturale e avvincente. Viene solo il dubbio che alla fine prevalga un’autoassoluzione, che giustifichi e copra tutto.

Chi ha almeno quaranta o cinquant’anni ritroverà tra le pagine di questo libro il filo dei suoi stessi giorni e proverà le stesse sensazioni che personalmente provai qualche anno fa guardando La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, gli sembrerà di rivedere le immagini degli episodi narrati nel libro (Piccolo è anche uno sceneggiatore di successo, basti pensare a Il caimano e ad Habemus Papam) e ricorderà dove si trovava e cosa stava facendo quando quegli avvenimenti sono accaduti.

Vi consiglio di leggerlo. Scatterà un rapporto forte e dialettico col libro, un’empatia tra privato e pubblico e tra autore e lettore.

Aveva proprio ragione Jean Paul Sartre: «L’oggetto letterario è una trottola che esiste quando è in movimento. Per farla nascere occorre un atto concreto che si chiama lettura, e dura quanto la lettura può durare. Al di fuori di questo, rimangono solamente i segni neri sulla carta […]. L’operazione dello scrivere implica quella di leggere come proprio correlativo dialettico» (Che cos’è la letteratura? Milano, il Saggiatore, 1966).

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