Qualche riflessione sul 71. Premio Strega

Va in archivio la 71. edizione del Premio Strega con la vittoria de Le otto montagne di Paolo Cognetti, pubblicato da Einaudi.

A questo punto, possiamo tentare qualche analisi sul voto e sugli effetti delle modifiche introdotte quest’anno per la prima volta nel corpo elettorale. Ma forse è meglio ribadire gli obiettivi di queste innovazioni, richiamando un post che avevo pubblicato qui in aprile, al momento dell’avvio di questa nuova edizione del Premio. Lo scopo era quella di rendere il risultato sempre più rappresentativo dei gusti e delle sensibilità dei lettori di tutti i generi e di tutte le età, aggiungendo ai 400 “amici della domenica”, ai lettori forti indicati dalle librerie e ai voti collettivi espressi da alcune scuole e importanti istituzioni culturali, come la Società Dante Aligheri, anche i voti di 15 circoli di lettura allestiti presso le biblioteche di Roma, e quelli di 200 studiosi di italianistica, critici, autori, traduttori indicati da venti Istituti italiani di cultura presenti in altrettante importanti città dei diversi continenti. Ci auguravamo che, prevedendo diverse categorie di votanti, la giuria nel suo insieme riuscisse ad aderire a tutte le pieghe del popolo dei lettori: una platea dei votanti molto qualificata, ma non una pura e semplice “giuria di esperti”. Con un elettorato così ampio, solo i libri capaci di raccogliere il consenso di diverse tipologie di votanti avrebbero potuto aspirare all’ingresso in cinquina e poi alla vittoria finale. Ciò avrebbe consentito di mantenere allo Strega quella caratterizzazione inclusiva e “democratica”, per ricordare l’espressione usata da Maria Bellonci al momento della istituzione del premio. Il risultato finale è stato determinato da 545 elettori (sui 660 aventi diritto), con una percentuale di votanti dell’82,57%, espressione della società letteraria e del mondo delle istituzioni, dei frequentatori di librerie e biblioteche, osservatori attenti della produzione narrativa italiana contemporanea anche da terre lontane.

Ora possiamo dire che così è stato: per vincere lo Strega un libro deve piacere a un pubblico vasto. Lo si era notato già dai risultati della prima votazione, che il 14 giugno aveva determinato la composizione della cinquina dei finalisti: avevano superato lo scoglio del primo scrutinio i libri che avevano raccolto voti in tutti i gruppi dei votanti. Nessuna di queste categorie, quindi, poteva da sola determinare il risultato, anzi il peso specifico di ciascuna categoria risultava mitigato proprio dalla convivenza con altre e diverse tipologie di votanti. Merita un approfondimento il voto degli elettori indicati dagli Istituti italiani di cultura all’estero, la principale novità introdotta quest’anno: forse perché la composizione era molto varia, come la provenienza geografica, questo gruppo ha distribuito i suoi voti su quasi tutti i libri della dozzina: ben 9 libri hanno conseguito percentuali di voto dal 7% in su.

In particolare, i tre autori che guidavano la classifica provvisoria, e cioè Cognetti, Ciabatti e Marasco, risultavano molto votati da tutti i segmenti di cui si compone il corpo elettorale. A giugno Cognetti aveva vinto anche il “Premio Strega giovani”, determinato da 500 studenti delle scuole superiori, ed attualmente precede nelle classifiche dei libri più venduti tutti gli altri libri che hanno preso parte al premio.

La seconda votazione ha sostanzialmente confermato questa tendenza: il libro di Cognetti ha vinto perché è risultato il più votato in tutti gli ambiti e per questo motivo la sua vittoria è risultata molto netta: ha ottenuto in tutto 208 voti (pari al 38,16% del totale); al secondo posto è arrivata Teresa Ciabatti con 119 voti, che ha ottenuto parecchi consensi tra gli amici della domenica e tra i votanti all’estero, ma che è stata superata da Wanda Marasco nei gusti dei lettori forti e dei circoli di lettura che hanno espresso voti collettivi: la Marasco si è poi classificata terza con 87 voti.

Questi i dati. Le chiacchiere e le polemiche fanno parte del gioco, ma di quello tra un po’ non si ricorderà più nessuno.

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